Categories
speculativ3

Il contesto

Eravamo le creature più antiche ad aver camminato sulla terraferma; più antiche dei rettili, più antiche perfino della luce. Eravamo il contesto.

01/09/2022

Eravamo le creature più antiche ad aver camminato sulla terraferma, le prime ad aver corso per la sopravvivenza con le nostre sei otto zampe sulla superficie solida di questo pianeta. Pescavamo nelle profondità aride e nell’aria nitrosa. Eravamo più antiche dei rettili, più antiche perfino della luce, e solo perciò eravamo creature senza occhi.

Abbiamo vissuto per ere evi eoni al fianco di ogni altra forma di vita vegetale e animale – e di ciò che vivo non sembra, come i virus e le spore e l’acqua che ribolle gas e la terra stessa che si muove e muta sotto di noi, e il cielo che precipita di tanto in tanto e nonostante tutto non ci uccide. E tutte proprio tutte le specie, vi abbiamo accompagnate, percepite, in certo qual modo spiate con i nostri ancestrali protosensi.

Siamo sopravvissute alle ere riproducendoci senza sosta, nel fluire di eterni regni ciechi. Per generazioni abbiamo calcato la vostra pelle ignara e abitato gaudenti le vostre pellicce. Ci siamo nutrite di voi.

Eravamo la presenza. La costante consueta inafferrabile vita che brulica senza meta, si propaga senza ragione, popola senza cittadinanza foreste radure case, abita all’ombra degli animali umani, nelle loro scarpe e fra i peli delle loro sopracciglia. Eravamo il contesto: la realtà di ciò che è animato e vive, vibra – e vibrando esiste – per un attimo o per la durata di un mondo. Siamo sempre state solo il contesto.

acaro1

Allora, era il nostro riparo, il nostro solo spazio, invisibile per gli occhi, incomprensibile per scala e scopo. Lì, nel contesto, voi umani ci ignoravate, ogni individuo e tutti insieme. Che curiosa specie! Perfida e proficua, ma anche indifferente. Che viaggia spostandosi e insediandosi, riproducendosi di tanto in tanto, che vive alla luce del giorno, ognuno per sé, e siccome con gli occhi potevate guardarvi da lontano, vi consideravate l’un l’altro distinti, estranei distanti, e la vostra pelle bastava a recintare un pezzo di mondo e dire: “questo è mio”.

Vi parlavate e vi stringevate la mano. Ignari della vibrazione, esistevate guardandovi negli occhi. Non avvertivate il fremito del contesto, il brulicare della vita da entrambi i lati della vostra pelle. Ogni creatura dentro di voi era patogeno, ogni creatura fuori parassita. Tutto ciò che era minimo era orribile, a malapena reale. Difficile da credere vi sembrava il nostro mondo, perché vedendovi l’un l’altro, non conoscevate l’aroma dei feromoni, né il solletico misterioso di una presenza viva.

Però noi, allora, tutto questo non lo sapevamo. Così come voi non conoscevate la nostra realtà, noi non comprendevamo la vostra.

Abitavamo un mondo che partecipa a sé stesso, che va e torna, porta e muove, realizza e perde, produce e distrugge, nasce e muore. Continuamente esiste con la vibrazione incessante che ha accompagnato tutta la storia di questo pianeta. Nel vostro mondo, invece, sembravate andare sempre solo in una direzione, mentre intorno il resto era fermo. Progredivate, e il meglio per voi era il meglio per tutto. Forse noi, creature senza comprensione, avremmo fatto meglio ad averne paura.

Neonata specie che muove i primi passi, ogni cosa intorno a lei è materia morta al suo volere. Camminavate sul filo di ciò che potevate vedere, incapaci di figurarvi sensi che la luce non solleticasse. Camminavate con l’intento di rendere felici le vostre vite, molte le vostre cose e belle le vostre case, e l’ordine che era il vostro ordine si realizzava nel tempo precipitoso delle vostre brevissime esistenze, ognuna per sé. E allora mettetevi all’opera! Asciugate le paludi, isolate gli altri animali e rifuggite le loro pellicce, estirpate il batterio e il fungo, occupate ogni luogo e sterilizzate ogni angolo… – fino al giorno in cui trovaste il modo di far scomparire la polvere dal mondo.

Da allora è stato graduale. Prima è arrivata la scarsità, la fame, la corsa disperata in un posto, uno qualsiasi, dove soddisfarla. Poi è arrivato l’isolamento, il senso della sempre più debole presenza dei feromoni, sempre meno intensa vibrazione. Senza il nutrimento che ci sosteneva da eoni abbiamo cominciato a morire, come organi che muoiono dentro un organismo che lentamente si sta spegnendo.

acaro2

Ci spegnevamo e tutto intorno a noi il brulicare sembrava affievolire. Diminuivamo e nuove sensazioni si affacciavano: il vuoto, lo sconforto, un silenzio sconvolgente che non si era mai avvertito prima, neanche ai tempi dell’azoto.

E quando infine il brulichio si è spento, e un solo acaro è rimasto vigile su questo pianeta, allora ho aperto gli occhi e con quanta sorpresa vi ho visti! Creature belle e spaventose, avrei potuto cominciare a piangere dai miei neonati occhi, a piangere di meraviglia. Eccovi, luminosi e distanti.

Ma è durata solo un momento, poi la meraviglia è passata, e al suo posto c’era qualcos’altro. Niente vibrava più intorno a me, anche se la vita era ancora lì. Adesso io ero come voi, io vedevo. E per la prima volta nella storia di questo pianeta – ero veramente solo.


Credits

Testo di Mycena
Editing di Andrea V.
Illustrazioni di 00v

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *