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Addendum al Crafting di luglio 2023: Non leggete i libri, fateveli raccontare
Dopo un anno e mezzo di coltivazione sparsa, abbiamo deciso di tornare a occuparci di libri. Nel tempo trascorso la sezione del giardino dedicata ai libri è cresciuta e in ogni articolo ci capita di fare riferimento ad almeno un libro (tipo guarda il numero di post che linkano a Chthulucene). Se il giardino è uno spazio in cui crescono idee e pratiche politiche, spesso i libri sono l’humus che le alimenta.
Significa che siamo bibliofilɜ di medio-alto livello? Non proprio. Come spiegavamo in quel crafting là:
- ci interessa il testo più dell’oggetto libro, e
- leggere di per sé non ci renderà persone migliori.
Torniamo quindi a occuparci non tanto di libri, quanto di testi, con una nostra piccola Distro di tutte le fonti online italiane che siamo riuscit3 a raccogliere da cui scaricare, comprare, prendere in prestito i testi e i libri che leggiamo (o che ci facciamo raccontare).
Testi illegali(zzati)
Una breve nota che — speriamo — sarà presto solo storica. Grazie all’alacre lavoro del nostro governo, e superando le strettoie degli iter parlamentari con un agile decreto legge, da pochi giorni è illegale detenere o distribuire
materiale contenente istruzioni sulla preparazione e l’uso di congegni bellici micidiali, armi, sostanze chimiche o batteriologiche e di ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti con finalità di terrorismo.
Come sempre, liberi testi in liberi spazi.
Stretta è la via
Innanzitutto, cos’è una Distro?1 In poche parole, è la modalità fisica o digitale con cui si distribuiscono le zine (o fanzine) e altre pubblicazioni indipendenti. Quello che fa di un punto di distribuzione una Distro è il suo essere alternativa rispetto ai meccanismi di mercato che di solito ci rendono disponibili i testi — meccanismi legati al profitto e a un rapporto impersonale (e spesso di sfruttamento) tra chi scrive, chi produce, chi distribuisce, chi compra e chi legge.
Una Distro è un po’ un’utopia reale: decentrata, orizzontale e libera, si concretizza nel farci arrivare alcuni testi senza passare dai meccanismi della distribuzione mainstream. Di esperienze come queste ce ne sono parecchie, come ci ha raccontato un compagno di Edicola 518 di Perugia, che distribuisce i tre volumi delle sue Lezioni di Anarchia in tutta Italia tramite conoscenze dirette con spazi e librerie indipendenti.
Un’altra faccia delle Distro è la re-distribuzione gratuita di testi (a volte autotradotti) che sono editi e si possono o si potevano trovare nella grande distribuzione e/o in open access. Il libro è un oggetto che porta impressi i meccanismi del capitalismo che lo produce e del soggetto neoliberale (possibilmente abile e istruito) per cui è prodotto, non tanto per essere letto, quanto per essere comprato e posseduto. Citando una Distro online a cui ci stiamo affezionando:
La proprietà è un furto. Sempre. (e in ambito relazionale è prepotentemente legata al sessismo e alla violenza di genere).
Non solo limita notevolmente la libera circolazione delle idee (subordinandole alla capacità materiali delle singole persone e della loro appartenenza […]), ma le vincola a chi le propone, alimentando così un meccanismo in cui autorialità, distribuzione e privilegio diventano le barriere architettoniche dello sviluppo dell’autonomia individuale e collettiva e la centralizzano attorno a specialisti, autori, accademici e alle loro cattedrali.
Questi sistemi egemonici colorano la nostra esperienza di lettura, e spesso sta a noi scovare e provare a collettivizzare dei modi di rendere il libro un mezzo di emancipazione o, detto altrimenti, dei modi di liberare la conoscenza e le idee dalle forme della merce e del consumo.
Difficile? Difficilissimo. Ma là fuori è pieno di strade già parzialmente battute. Ecco quelle che abbiamo incontrato noi.
L.A.R.G.A. è la Distro
L’opposizione all’attuale sistema di produzione e circolazione dei testi non ha una forma univoca — né la vorremmo. Ecco quindi qualche direzione per iniziare a esplorare un pluriverso di alternative in cui lo spazio è molto e le possibilità tutte da scoprire.
Centri di documentazione online
Uno dei valori fondamentali di alcune politiche rivoluzionarie è il mutualismo, ovvero la creazione di reti di aiuto reciproco non mediate da fattori economici o da scambi immediati. C’è anche la questione dei commons, che resistono nonostante il diritto d’autore sia un pilastro fondamentale dei media. Possiamo trovare esempi di queste pratiche nel lavoro di chi rilascia liberamente i testi, propri o altrui, e dei gruppi che si impegnano a rendere disponibili gratuitamente i testi politici, coprendo una vasta gamma di argomenti e formati (dai saggi brevi o zine ai tomi, fumetti, memoire…).
Qui una breve lista di siti con testi disponibili in italiano (l’internet anglofono è ancora più ricco):
- Biblioteca Anarchica
- Internet Archive di Robin Book
- Anarcopedia
- Centro di documentazione Porfido, che ha uno spazio fisico a Torino
- Edizioni Anarco Queer
- I libri di Wu Ming
- Effimera
- Partecipazione & Conflitto
- Marxist Internet Archive italiano
- Rete dei Comunisti
- Wipink – enciclopedia LGBT+ italiana
Edizioni non distribuite
Anche quando non abbiamo i mezzi per rendere disponibile gratuitamente un testo, il prezzo di copertina non ci riporta necessariamente nello spazio del libro come merce. La Distro è anche dove si cerca di creare «un’editoria libera, orizzontale e sostenibile» (Cronache Ribelli).
Ecco quindi alcuni gruppi che autoproducono testi e oggetti-libro come forma di creazione di modi diversi di leggere, agire, vivere…
Libri fuori diritti
Anche i libri che nascono con diritto d’autore dopo un po’ lo perdono. Finché il capitalismo non si trasformerà in renditismo, possiamo usufruirne:
In conclusione…
Ovviamente esistono tantissime altre Distro. Consigliacele commentando questa pagina o scrivendo a mail@giardino-punk.it.
Insomma, larga è la Distro, stretta è la via, dite la vostra che ho detto la mia.
Nota di colore (rossobruno):
L’ultima revisione di questo articolo l’abbiamo fatta in uno spazio pubblico-privato, la stanza accanto alla nostra ospitava un rumorosissimo club del libro. Gente, soprattutto giovane, soprattutto ragazze (pare a noi) che il sabato mattina hanno voglia di incontrarsi in un gruppo di persone che si conoscono a malapena. Per dire che alla fine il capitalismo (l’acquisto dei libri) sfrutta uno stato di cose che c’è davvero, e cioè il fatto che le persone sono sole e individualizzate, non hanno reti sociali e non hanno più luoghi dove possono passare del tempo extra-lavoro e magari incontrare l’amore della loro vita… è vero, il capitalismo è il primo ad alimentare questo problema, ma offre anche delle specie di soluzioni, ed è lì che le pratiche rivoluzionarie dovrebbero sostituirsi a lui.
Note
- In questo post abbiamo deciso di scrivere Distro con la D maiuscola perché è quello che stiamo facendo qui e ci sembra importante metterlo in risalto. Non è un nome proprio, un’istituzione o qualcosa di particolarmente degno di rispetto, di solito si scrive con la d minuscola. [↩]
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