Ciao, siamo Collettivo Contesto. Negli ultimi due anni abbiamo scritto e spedito 15 crafting, che è circa un disco di media lunghezza, più degli apostoli, meno dei libri di Stephen King. Fatto sta che da gennaio 2023 il mondo là fuori è cambiato — anche se non quanto vorremmo noi ✊ – e noi ci stiamo preparando a cambiare con lui…
Benvenutə al crafting n. 15! L’ultimo… 🥲
Proprio così. Le prossime newsletter arriveranno ancora via email ed RSS, e saranno anche su Substack (gratis, ma come sempre se vuoi fare una donazione ecco la via). Tutte le altre novità le scoprirai strada facendo, intanto…
Torniamo a parlare di libri!
Come sai, “libri” è la pagina del giardino punk dove raccontiamo cose interessanti trovate nei libri, per chi ha di meglio da fare che leggerli. Ultimamente la frequentiamo parecchio: ci siamo dedicatɜ all’antispecismo attraverso testi accademici e libri che non si trovano nei principali circuiti di distribuzione. Siamo leggendo questi e altri libri quasi completamente in digitale.
Fino a qualche mese fa eravamo tra quellɜ che hanno un e-reader in casa ma «mi trovo meglio con i libri cartacei». In effetti nell’estate del 2023, quando scrivevamo Non leggete i libri, fateveli raccontare, ci concentravamo sulla questione del testo e mettevamo un po’ (troppo) da parte la materialità del libro che avevamo in mano — davamo quasi per assodato che il libro fosse edito, distribuito e stampato su carta!
Poi, come dicono certɜ compagnɜ, abbiamo fatto una marachella… 🥸
Odi et amo della carta
Partiamo dagli amo: la forma e il peso del volume, le copertine quasi espressioniste di (per dire) un vecchio Oscar economico; l’odore ovviamente, ma anche il colore e la ruvidezza della carta, il modo in cui ha assorbito l’inchiostro, il font e l’impaginato; la sua storia ufficiosa fatta di pieghe e appunti lasciati in mezzo; il suono delle pagine sfogliate. La verità, checché ne abbiamo detto allora, è che un libro ci dà dei piaceri ben oltre il testo.
Vuoi mettere leggere su un e-reader? Hai in mano un oggetto freddo e anonimo, leggero e senza texture interessanti. Va bene in metropolitana, ma non per godersi qualcosa. Lo accendi e ti sommerge di loghi aziendali e spesso pure di pubblicità, consigli non richiesti, menù lenti e interfacce rigide. Mentre avanzi nella lettura, non hai alcuna sensazione fisica, non vedi la posizione, non ne senti il peso e lo spessore; spostarsi tra i capitoli è un inferno e trovare le note pure (se vuoi leggere un pdf non provarci neanche). Tutto il contrario dell’immediatezza del caro vecchio libro cartaceo.
Pornografia bibliofila? Forse, ma non solo. Seguendo una suggestione di Adrienne Maree Brown e del suo Pleasure Activism, vogliamo provare a dare spazio al piacere che traiamo dalle nostre pratiche (politiche e non), imparare a coltivare quella spinta che ci fa compiere azioni in modo positivo e libero.
Ma proprio qui vengono a galla gli odi della carta.
Il piacere di una copertina elegante e di un libro ben rilegato può essere catturato dal sistema capitalista, che ci propone costantemente nuovi “libri-merci” con la promessa di un bell’oggetto e di una prestigiosa identità di lettorɜ. Il nostro piacere si lega così a un’industria che non è sostenibile per chi ci lavora, che inquina acqua e produce sostanze tossiche per realizzare oggetti che, con buona probabilità, finiranno invenduti. Quelle risorse (incluso il lavoro) valgono o non valgono quanto il piacere di un libro? È una domanda che l’industria editoriale non ci ha mai posto.
(Potremmo chiederci lo stesso per l’avocado, se non fosse che per ogni avocado mangiato leggiamo almeno dieci libri, quindi ecco di cosa è fatto il nostro paesaggio quotidiano.)
Libri digitali, questi sconosciuti
Non è che il digitale ci liberi completamente, sia ben chiaro. Abbiamo comunque bisogno di supporti come computer, telefoni, e-reader, e testi che attraversano e sono attraversati da logiche capitaliste. Però certo, potrebbe rendere più facile l’auto-produzione e l’auto-distribuzione di testi punk (se ti interessano esempi e materiale da leggere, visita la distro digitale L.A.R.G.A.). In più, noi del Collettivo Contesto rientriamo in quella fetta di gente per cui leggere libri digitali sarebbe pure una scelta “ecologica” (secondo alcuni studi sul ciclo di vita occorre leggere almeno 25 libri in 5 anni).
Quindi come la mettiamo col fatto che leggere digitale è scomodo e fa schifo? Dovremmo abbracciare pratiche green monastiche, solo perché “è giusto”?

Come ha scritto Simone Robutti in Sette mantra per l’olismo politico, uscito sul giardino la settimana scorsa, cercare «spazio per fare i pisolini pomeridiani e giocare ai videogiochi» è una spinta fondamentale all’impegno politico, per liberarci «dalle energie sprecate, dallo stress, dal malessere della politica». Detto altrimenti, se non possiamo leggere comodɜ non è la nostra rivoluzione.
Ma…
Hack everything
Quel «sì orgasmico» di cui parlava Maree Brown, il piacere della lettura digitale, a un certo punto l’abbiamo trovato. Anzi, ce lo siamo costruito — e qui arrivano le marachelle… Per recuperare almeno un po’ di quel piacere materiale della lettura, abbiamo deciso di
hackerare i nostri e-reader.
KOReader è un’applicazione FOSS per la lettura veloce e versatile. Modifica la visualizzazione, i font, perfino i documenti. Soprattutto, è più facile da installare di quanto pensi (purtroppo serve sapere un po’ di inglese). Ecco le risorse che abbiamo usato per i nostri e-reader:
Kobo
L’installazione su Kobo è semplicissima, e implica solo passare qualche file nella memoria del dispositivo fare un riavvio. Qui c’è una guida in inglese, qui una in in italiano.
Kindle
Per installare applicazioni terze su Kindle è necessario innanzitutto eseguire il jailbreak: un’operazioncina di dubbia legalità che consiste nel rimuovere le restrizioni al software proprietario del dispositivo. Qui c’è un sito che, in base al modello, ti consiglia il modo più semplice.
Dopodiché, anche l’installazione di KOReader è abbastanza semplice (anche se per il nostro modello (Paper White 4), è servita una versione alternativa dell’applicazione), le nuove versioni dovrebbero essere pienamente compatibili.
Android e computer
Su telefono e tablet Android esiste lo stesso KOReader, ma ci sentiamo di consigliare anche Librera o, se preferisci un’interfaccia più elegante e minimale, Book’s Story. È tutto FOSS e si scarica da F-Droid.
Per computer, ci sono Thorium o Koodo reader (anche se abbiamo provato solo le versioni Linux…)
Vorresti tantissimo installarli ma hai qualche dubbio tecnico? Scrivici che proviamo a darti una mano…
Per un digitale materico
Così siamo finitɜ a smanettare con gli e-reader. Detto meglio, a esplorare le possibilità diverse che il digitale apre. Detto ancora meglio: a rifiutare di essere solo clienti/utenti di un qualche servizio standard, e diventando un po’ anche dellɜ artigianɜ. Siamo finitɜ a guardare dritto negli occhi la materialità dei nostri strumenti digitali, che può essere modificata e anche raffazzonata, con soluzioni poco eleganti (ovvero punk).
Uscendo dal seminato dell’utilizzo previsto dalla licenza abbiamo esplorato la mole anche troppo generosa di opzioni di KOReader. Con qualche ora di pratica, abbiamo trasformato un dispositivo di marca, pensato precisamente per venderci libri digitali dallo store del produttore, in un piccolo computer con una batteria resistente e uno schermo ad alta risoluzione, con cui leggere comodamente qualsiasi pdf volante raccolto nel web.
Per noi, che di tecnologie ne capiamo il giusto, questa è l’essenza dell’hacking. Riappropriare le tecnologie rende vivi degli strumenti altrimenti alieni ed eterodeterminati. Un gesto che Richard Stallman (grazie a cui possiamo scrivere questa newsletter usando un sistema operativo libero) lega al gioco e al piacere, molto più che alla rivolta.
È difficile scrivere una semplice definizione di qualcosa di così vario come l’hacking, ma penso che ciò che tutte queste attività hanno in comune sia la giocosità, l’ingegnosità, e l’esplorazione. Quindi, hacking vuol dire esplorare i limiti di cos’è possibile, in uno spirito di ingegnosità giocosa.
Richard Stallman, On Hacking
Un saluto e alla prossima
Abbiamo chiuso l’ultima newsletter con l’augurio che chiunque trovi lə smanettonə che lə serve. Oggi aggiungiamo che quellə smanettonə potresti essere tu, perché un mondo in cui chiunque può smanettare è un mondo bello e divertente. E questo è stato anche il senso di tutti e 15 i Crafting: fattelo tu e vedi come va…
La teoria e le pratiche, quando si incontrano, ci fanno stare bene e, ansia e performatività permettendo, ci ha fatto stare bene scrivere questi testi. Lo spirito dei Crafting è in ogni nostro tentativo di continuare a dare forme concrete alle utopie che desideriamo — e, come dicevamo all’inizio, presto arriveranno nuovi tentativi.
Nel frattempo, abbiamo provato a dare una forma più disseminabile ad alcuni dei testi del giardino, con la nostra prima infornata di zine. Le trovi tutte online sul sito di giardino punk, sono scaricabili gratuitamente (ma se vuoi contribuire a sostenerle ci aiuti). Potresti leggerle sul tuo e-reader neo-hackerato… 👀
Crafting
/ˈkrɑːf.tɪŋ/ – noun. The activity of skilfully creating something such as a story. Examples:- So much care went into the crafting of the narrative.
- She saves fabric scraps and old buttons and uses them for crafting.
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