Un romanzo goliardico ma anche politico, che parla del punk, ma anche di quel mistero che è l’affetto tra gli uomini
È il 1986, Margaret Thatcher ha vaticinato: “There is no alternative”. È l’inizio della fine di un modello di sviluppo che sembrava perfetto e destinato a durare per sempre. Lo spirito del ’45 è riuscito con le sue luci ad oscurare le sue ombre: una crescita economica che si basa sull’estrazione di valore nelle colonie e sul lavoro domestico gratuito di quella parte di mondo che fa sì che la famiglia sia al cuore di tutto, madre dell’affetto e del consumo.
È questo lo scenario in cui, un gruppo di adolescenti scozzesi, sta viaggiando in direzione di Manchester. Là avrà luogo un concerto memorabile, un ultimo potente addio e allo stesso tempo un tributo alla memoria di quello che è stato il punk. La sensazione di essere fuori tempo massimo, nella musica come nella politica, colpisce tutti quanti, li rende estranei ed estraniati, ma compagni in questo viaggio, con gioia e con conflitto, con amore e spirito rivoluzionario.
Il tema principale che sembra emergere è effettivamente l’amore; quella curiosa forma di amore che ci rendiamo incapaci di indagare e perfino di nominare, anche è quello di rapporti affettivi tra uomini. Sono rapporti profondi, che si chiamano sempre “amicizia”, anche quando, a torto o a ragione, sovvertono la gerarchia relazionale, scavalcano fidanzate e mogli nella competizione per la fiducia e le confidenze di quell’uomo che, come da modello, è invulnerabile.
Anche dopo trent’anni da quel concerto, i compagni restano compagni. Il mondo è cambiato di nuovo, sono tutti adulti adesso, ricordano la goliardia, la politica, il punk, ma abbracciano la responsabilità e, di fronte alla paura della morte si ritrovano, con l’angoscia e la vergogna degli adulti che hanno perso.
Su Effimeri di Andrew O’Hagan c’è da dire che è troppo facile ritrarlo come un romanzo intimista, lasciando indietro il contesto. Ma anche a voler essere intimist3, ancora una volta c’è bisogno di un romanzo per parlarne, c’è bisogno di mostrarle, queste amicizia, perché ci mancano parole più dirette per parlare della verità dei nostri rapporti.
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