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Il Solarpunk è un movimento relativamente di nicchia, anche se di recente abbiamo l’impressione che cominci a diffondersi soprattutto in alcuni ambienti digitali radicali (il perché lo capirai guardando questo e altri video di Andrewism).
Un aspetto interessante e problematico della crisi climatica è che tendiamo a raccontarla sempre al futuro, anche quando è terribilmente presente. Della stessa distorsione risentono anche quelle prospettive che vorrebbero imparare ad abitarla, come il Solarpunk appunto.
Essendo sempre una tendenza, piuttosto che un punto d’arrivo, mi sembra che il Solarpunk ci richieda di cominciare subito, seppure con difficoltà e in maniera parziale, a costruirlo. Ecco da dove nasce il desiderio di sapere a che punto siamo in quest’opera, quali e quanti esempi già esistono e che cosa ci insegnano.
Ne ho parlato con Loris Martino a.k.a. MetaMe (Instagram) che nel corso dei suoi molti viaggi ha incontrato in giro per il mondo degli esempi suggestivi di architetture solarpunk.
Questo è il suo punto di vista.
MetaMe
Di certo conoscerai il paesaggio cyberpunk: una visione di alti grattacieli tetri in una città hyper-tecnologica. Meno comune quello steampunk, con dirigibili, automi e altre invenzioni in stile vittoriano, ma di gran lunga più sviluppate rispetto all’Ottocento.
Il Solarpunk invece ha relativamente poca influenza nell’immaginario comune, ed è veramente un peccato, visto che le innovazioni associate a questo movimento hanno l’obiettivo di… salvare l’umanità?
Il Solarpunk infatti, collocandosi in una posizione favorevole tra le terribili distopie e le utopie irrealizzabili, introduce una visione di futuro sostenibile in virtù di profonde connessioni fra natura e comunità umane, in modo da delineare un’idea di società via via migliore, senza punti fissi di arrivo. Si caratterizza come una protopia, per usare un termine legato al metamodernismo, la filosofia olistica a cui mi ispiro.
L’immaginazione solarpunk ci porta verso Green Cities dove gli edifici sembrano fondersi con la flora circostante e la tecnologia ha aiutato le persone a vivere in armonia con la Terra. Fin qui può sembrare il solito sogno lontano, un’utopia.
Ma l’avvicinamento a un futuro simile passa attraverso un viaggio intorno al mondo alla scoperta di esempi attuali, in particolare architetture che realizzino concretamente la filosofia Solarpunk. È in questo tour che ti voglio accompagnare.
Bosco Verticale a Milano
La prima tappa non ci porterà troppo lontano, si tratta del Bosco Verticale situato nel Centro direzionale di Milano. Due palazzi residenziali progettati da Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, realizzati nel 2014 e premiati successivamente come i grattacieli più belli, innovativi, e iconici che esistano.
La sua costruzione è dovuta a un progetto di riforestazione metropolitana attraverso il quale si vuole incrementare la biodiversità vegetale e animale della metropoli, riducendo l’espansione urbana e contribuendo alla mitigazione del microclima. Infatti, a distinguere la coppia di edifici è la presenza di oltre duemila specie arboree distribuite su prospetti.
Ricordo il Bosco Verticale come una delle tappe d’obbligo durante i miei numerosi viaggi a Milano. Fin da subito ne sono rimasto affascinato per la modernità della sua bellezza eterna. Insomma, un vero gioiello (uno smeraldo 😉) dell’architettura italiana, e una suggestione solarpunk da visitare e custodire con cura.
Gardens by the Bay a Singapore
I Gardens by the Bay (giardini della baia) formano il parco più esteso di Singapore, nonché uno dei simboli della città-stato e la sua attrazione più popolare. Cento e uno ettari per accogliere oltre un milione di piante originarie di ogni parte del mondo.
Con la loro inaugurazione nel 2012, i Gardens by the Bay hanno contribuito all’ambizioso progetto di creare non un giardino dentro una città, ma una città dentro un giardino. Oltre ad essere stupendi, tra specchi d’acqua e paesaggi mozzafiato, in questo spazio sorgono edifici alquanto solarpunk, fra cui i famosi super alberi e due gigantesche serre a forma di cupole chiamate Cloud Forest e Flower Dome. La prima circonda una “montagna” che presenta gli ecosistemi delle diverse altitudini, da cui si origina la cascata artificiale più alta del mondo. Il secondo è considerato il giardino d’inverno più grande del globo, raccogliendo specie floreali provenienti dai vari continenti.
I super alberi invece sono diciotto strutture a forma di albero alte fino a cinquanta metri, caratterizzate da giardini verticali e pannelli solari sui “rami”, situati soprattutto nella zona chiamata Supertree Grove, dove una passerella collega i più alti offrendo una vista senza paragoni sui Gardens.
Di giorno un incanto, di notte ancora di più: l’illuminazione dei super alberi si accende dando un ulteriore tocco magico al panorama. Quando li ho visitati nel 2018 (un viaggio che ho documentato qui) mi chiedevo se fossi finito sul pianeta Pandora di Avatar o in una fiaba… ero certo però di aver visto pochi paesaggi altrettanto belli.
The Greater World Earthship Community a Taos, New Mexico
Su una vasta mesa a nord-ovest di Taos, negli USA, si trova la Greater World Earthship Community, una delle prime Earthships conosciute, di oltre 600 acri, fondata da Mike Reynolds.
Le Earthships sono edifici definiti da sei principi progettuali base:
- costruire con materiali naturali e riciclati,
- utilizzare il riscaldamento termico e solare,
- produrre elettricità tramite energia solare ed eolica,
- la raccolta dell’acqua,
- il trattamento delle acque reflue e
- la produzione alimentare autosufficiente.
Questi principi valgono anche per le strutture realizzati da Reynolds, dallo stile ondulato e futuristico a metà fra il passato e un avvenire auspicabile. La maggior parte si sviluppano su un piano, presentano un lato generalmente costruito su una collina e l’altro in vetro, con piante che spesso occupano lo spazio tra i due. Alcune hanno torrette stravaganti, altri sono piuttosto semplici. Tutte però sono costruite dagli stessi proprietari e abitanti delle case, riflettendo il loro stile personale.
Un esempio di abitazioni autosufficienti e completamente ecologiche, insomma, che da mezzo secolo ispira altri progetti simili intorno al pianeta.
Parte della comunità scientifica oggi concorda nell’assegnare elevate probabilità di estinzione della specie umana prima del 2100. L’unica cosa che ci potrà salvare è una radicale presa di consapevolezza etica (di cui il metamodernismo discusso all’inizio è portatore) in grado di cambiare la nostra civiltà. Il Solarpunk può aiutarci in questo processo attraverso modifiche al nostro stile di abitazione, consumo, e in generale di vita.
Alla fine di questo viaggio ideale nei tre luoghi di ispirazione solarpunk più noti, portiamo con noi una ricchezza nuova, un nuovo desiderio per un futuro diverso per noi e per chi verrà dopo. È con questo desiderio che ti invitiamo a condividere saperi e creare esperienze solarpunk.
Elaborazione grafica di copertina di CollettivoContesto.
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