Una fede diversa, una fede in qualcosa di materiale come una vasca e un impianto ingegneristico – sì, ma anche qualcosa di estremamente immateriale. Una fede nel futuro.
È transumanista il futuro di Don Delillo, e non ha paura di perdersi in lunghe speculazioni su quello che potrebbe essere e su quello che presumibilmente sarà. E a motivare la fede è, come sempre, l’esperienza della morte.
L’intento di questa setta di ricchi transumanisti è trasformare la morte in fede e la fede in arte, estendere l’umanità non solo nella sua durata ma anche nella sua comprensione di se stessa e del mondo, creare un essere umano nuovo, che parla una lingua logica, che vede attraverso la cortina della morte la gloria del mondo a venire.
Ovviamente non stiamo parlando di tutta l’umanità, ma di uno scenario sterminista (o forse solo renditista?) in cui il futuro bisogna permetterselo. Bisogna accettare, per accedere al futuro, di lasciare indietro gli altri umani, accettare di sopravvivere ai propri figli. Ma il sacrificio, l’incomprensione, il dolore, ogni cosa varrà il gran finale.
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