RSS è il feed di cui abbiamo veramente bisogno

Da tempo siamo alla ricerca di una tecnologia più sostenibile che ci consenta di superare indenni il feed dei social media. Queste tecnologie esistono, e vogliamo raccontartene una.

26/06/2023
CollettivoContesto

Più i social media crescono e si aggiornano, più ci rendiamo conto che per noi stanno diventando insostenibili.

Dalla fatigue estetica, all’iperproduzione/consumo di contenuti, dall’accentramento delle fonti e del potere politico delle piattaforme alla pubblicità invasiva e targhettizzata, dal discorso polarizzato (con conseguente shitsorm) alla libertà di espressione. Ovunque ci voltiamo problemi ce n’è a bizzeffe. Anche i modelli “diversi” ricadono a volte nelle stesse logiche (sta succedendo proprio adesso col Fediverso e SpreadMastodon).

È possibile abbandonare i social media e continuare a esistere? È una domanda retorica.

Quello che ci serve in questo momento è uscire dalla retorica del “guardare avanti” e del “progresso delle tecnologie” e scegliere le tecnologie per quello che realmente sono, al di là del trend. Per questo la nostra scelta, che è solo una delle diverse scelte possibili, è ricaduta su una tecnologia che non ha niente di nuovo.

Cos’è RSS feed

RSS feed è un aggregatore di contenuti RSS, cioè contenuti pubblici e liberamente accessibili che vengono da fonti diverse nel web. I blog, i magazine online ecc. producono post che possono essere raccolti e consultati in una sola applicazione (un’app o sito o software), con un gesto in qualche modo simile allo scroll dei feed social.

La tecnologia RSS però nasce prima dell’economia delle piattaforme e della loro corsa al monopolio, quando la rete era una rete meno gerarchizzata, e sempre più (cyber)punk scambiavano i loro contenuti su blog, forum, wiki e siti. Per far fronte alla dispersione, occorreva mettere insieme i nodi, ma allo stesso tempo mantenerli separati e indipendenti. E occorreva farlo con strumenti estremamente semplici da usare e implementare, subito pronti e scalabili, e usando un linguaggio adatto alle macchine ma intuitivo (se ti ci metti puoi leggerlo pure tu: prova!).

Storia minima di RSS feed

Fine anni Novanta. Internet è un brodo primordiale dove coesistono <1> progetti di intelligenza artificiale, <2> visualizzatori 3D del web, <3> aziende che vendono browser proprietari, <4> blogging, e <5> mailing list di programmator3. E tutte queste cose giocano una parte nello sviluppo del feed RSS.

📢 Quella che stiamo per raccontare è tuttora considerata una sotto-storia nella storia ancora poco codificata delle tecnologie del web. Per questo abbiamo deciso di includere molti link alle persone coinvolte e agli avvenimenti, nella speranza di essere il più chiar3 possibile, ma anche di sollecitare qualche ulteriore ricerca e approfondimento di cui in questo campo c’è scarsità. Una questione ulteriore è che, come scoprirai navigando tra i link, molto di questo materiale è vecchio, è stato già spostato o recuperato. Il nostro timore è che una volta andate offline, queste fonti possano essere perse per sempre rendendo ancora più difficile tracciare una storia e una genealogia delle nostre tecnologie e pratiche quotidiane e dei modi di vivere che portano con sé.
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XML, il linguaggio alla base di RSS, affonda le sue radici nelle pionieristiche ricerche di informatici come Doug Lenat e Ramanathan V. Guha, che già nella prima metà degli anni Novanta cercavano di creare intelligenze artificiali con un funzionamento realmente simile alla mente umana (molto diverse da ChatGPT e dal machine learning per intenderci). Per fare ciò era necessario fornire una conoscenza di base del mondo alle intelligenze artificiali, e quindi un linguaggio in cui potessero comprendere le informazioni. 

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Guha, partendo da queste ricerche, sviluppa dal 1995 il Meta Content Framework (MCF) per Apple, che porta ad avvenieristiche (e rapidamente abbandonate) modalità di visualizzazione 3D del web. MCF sarà poi alla base del Resource Description Framework, RDF, a sua volta alla base di XML.

apple hot sauce
Abbiamo trovato questa immagine di Apple HotSauce, un servizio di visualizzazione 3D del Web – fonte
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Guha passa poi a Netscape, azienda produttrice di un web browser a pagamento, dove sviluppa una semplice tecnologia in grado di aggregare contenuti reperiti dal web sulla pagina iniziale del browser: era il 15 marzo 1999, e così nasceva RSS 0.90 🎂

Ma quando si parla di web anni Novanta, Microsoft ci cova. Netscape fallisce per la concorrenza del gratuito Internet Explorer (con tanto di causa dall’antitrust). RSS sarebbe scomparso anch’esso, se non fosse stato per una comunità di programmator3 che, in modi più o meno conflittuali, ne portano avanti lo sviluppo lontano dalle corporation in cui era nato.

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Tra tutt3 c’è Dave Winer. Sviluppatore, imprenditore, ricercatore, visiting scholar e blogger della prima ora (vedi i 28 e più anni di aggiornamento del suo blog), Winer è un po’ l’anti-eroe del feed RSS. Salva RSS dal collasso di Netscape nei primi mesi del 2000, rimuovendo quelli che chiama “netscapeisms” e le limitazioni che definisce “unweblike” (termine intraducibile, “non nello spirito del web”).

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Pubblica una versione libera e accessibile di RSS, che chiama 0.91 come l’ultima ufficiale di Netscape. Poi, facendo tesoro dei suggerimenti e delle critiche che riceve tramite mailing list, implementa versione dopo versione. E fin qui – a parte uno screzio per una versione incompatibile di RSS sviluppata, tra gli altri, da Ramanathan V. Guha – Winer sembra l’eroe dell’open web.

Infine la sua azienda, UserLand, cede il copyright di RSS 2.0 alla Harvard Law School, e Winer lascia tutte le sue posizioni ufficiali.

Ma il diavolo è nei dettagli: siamo nel 2003, e Winer ha deciso che 2.0 sarà l’ultima versione di RSS, e ne blocca lo sviluppo.

Open Web oggi più che mai

Arrivat3 a questo punto, i tuoi dubbi sono più che legittimi. Forse diamo i numeri a proporti di rispolverare una tecnologia di vent’anni fa… O forse no.

A parte il fatto che la pentola a pressione è in giro dal XVII secolo, e cioè che alcune tecnologie hanno una data di scadenza e altre no – è ancora più urgente affrontare la questione della scelta delle tecnologie quando si parla di tecnologie del web. Ossia: quali sono quelle che servono (bene) ai nostri fini, e quali invece finiamo per utilizzarle e promuoverle solo per giustificarne la produzione?

L’RSS potrebbe appartenere a pieno titolo alla prima categoria. Risponde al nostro desiderio di essere informat3, rimanere in contatto, ricevere stimoli, conoscere meglio le persone e realtà che incontriamo nella nostra vita, o anche raccogliere informazioni su temi che muovono la nostra curiosità e possibili direzioni di apertura impreviste, ed eventualmente inserirci a nostra volta in questo flusso di informazioni. Tutto questo senza pubblicità targettizzate e volte al consumo compulsivo e senza che gli oligopoli tech ci lucrino sopra.

<il consenso>

In effetti, una delle caratteristiche dell’RSS feed che vorremmo mettere in luce è proprio il fatto che ciò che viene restituito dal feed è ciò che tu gli chiedi di restituire. I post sono elencati tutti (solitamente in ordine cronologico discendente) senza che un algoritmo li filtri sulla base degli argomenti e dei formati utili a mantenere la tua attenzione il più a lungo possibile sull’app – e dall’altra parte, senza l’intrusione di contenuti commerciali da fonti non convenute con te.

Si tratta naturalmente dello sviluppo di una rete di contatti tendenzialmente più piccola, aggregata intorno all’interesse, alla responsabilità e al consenso.

<la performance>

Oltre l’algoritmo, un’altra cosa che manca al feed è un certo grado di bidirezionalità. RSS è apparentemente una tecnologia unidirezionale (broadcast), e lo scambio è reso possibile solo dall’incontro diretto o dalla volontà di tenere aperto uno spazio di confronto e commento nel proprio spazio web, spazio regolabile indipendentemente da ogni persona (o gruppo) secondo le sue policy.

A mancare, in questa sorta di unidirezionalità, è la logica del numero, dei follower e dei like che devono essere il più possibile per potersi porre come autorità, o almeno parlante legittima(t3) – e questo spazio che non è legittimato e non ti chiede di legittimarti è esattamente ciò che con Mark Fisher noi chiamiamo punk. Tornando alla sostenibilità, il fatto che i follower di un RSS non siano numerabili (e vantabili) rende l’ansia da follower un problema ben secondario.

<il decentramento>

Tornando all’unidirezionalità: per sua natura questa tecnologia incoraggia lo spostamento attraverso i link (per lasciare un commento appunto, o per leggere altro…). La mobilità da un sito all’atro è sì è perlopiù persa con l’accentramento delle piattaforme, che ha creato una prassi di non navigare i link esterni. In realtà sia dal punto di vista politico che dell’esperienza di navigazione, saltare tra siti ha dei vantaggi:

  1. permette la monetizzazione tramite la visualizzazione delle pubblicità in pagina – una scelta non sempre felice ma necessaria per rendere sostenibili soprattutto i magazine più piccoli;
  2. crea direzioni di traffico non previste, aperture ai temi e alle esperienze diverse, erode insomma quella gerarchia nella struttura della rete che le piattaforme sono andate cristallizzando (per una spiegazione delle reti gerarchiche e non gerarchiche vd. cap. II di Tecnologie conviviali di Carlo Milani);
  3. permette di leggere contenuti molto più lunghi o in formati molto più strani, e sicuramente quello della lunghezza e dell’approfondimento è un tema centrale da ripensare di fronte alla questione dell’insostenibilità dei social, che sia per la velocità con cui i contenuti sono prodotti e dimenticati, sia per la polarizzazione che i contenuti-flash tendono a produrre e radicare nella bolla;
  4. come produttric3 di contenuto, crearlo e ospitarlo nel nostro spazio ci dà piena libertà sulle regole e le modalità comunicative che volgiamo utilizzare a qualsiasi livello: dalla lunghezza appunto, al layout, alla scelta quasi libera dei temi e delle parole (finalmente possiamo parlare di anarchia e non di 4n4rch14);
  5. sempre come prduttric3, il web ci dà la possibilità di creare contenuti effettivamente utili ad altr3 che possono essere recuperati attraverso i motori di ricerca all’occorrenza (i contenuti social, guide e tutorial ad esempio, per quanto belli non sono indicizzati sui motori di ricerca e perciò sono in ultima analisi solo un pezzo di content del tutto inutile).
<l’accessibilità>

La tecnologia RSS (a Atom), in tutte le sue versioni che ad oggi convivono, è disponibile a chiunque attraverso le app Feeder e altre. Dall’altra parte, per pubblicare un proprio RSS occorre avere un blog o un magazine. Sicuramente il modo più facile per farlo è creare un sito in WordPress, che compila automaticamente un RSS visibile al link www.nomedelsito.com/feed/.

Avere un sito però non è come scrivere sui social. Per fare un blog serve innanzitutto abbandonare l’idea che la scrittura è una cosa seria, e che occorre legittimarsi come scrivente/scrittor3. È un passaggio pregno anche a livello politico, e sicuramente porta con sé diversi problemi e ostacoli in termini di accessibilità e competenze tecnologiche.

Per questo noi ci auspichiamo che sorgano sempre più spazi dove condividere il sapere tecnico, spazi per aiutare a diffondere e praticare la coscienza politica digitale (com’è Noblogs), e spazi com’è il giardino, collettivi e autonomi, che co-gestiscono il terreno tecnico dove piantare insieme i semi del nostro pensiero, metterli in dialogo e perfino ibridarli tra loro. Imparare a usare bene il web significa imparare a fare tutta una serie di cose che credevamo fossero un prerogativa dei social – e ci sbagliavamo.


Insomma, ti stiamo proponendo di recuperare una tecnologia vecchia di vent’anni, e lo stiamo facendo per un’ottima ragione. In uno spazio digitale che iniziava a diventare arena di investimenti e speculazioni, è nata una visione che Dave Winer chiama Open Web.

Open Web è tutto ciò che non è “in a corporate blogging silo”. 

Se arrivat3 a questo punto ti interessa ancora il web, probabilmente questa è la direzione che dovresti considerare.

Come? Abbiamo dedicato una newsletter alle istruzioni per abbandonare per sempre i social media e abbracciare il feed RSS.

 

<la fine: appaiono le piattaforme>

Ma se questa tecnologia è così interessante, come mai non l’avevi mai sentita nominare (o quasi) prima di incappare nel giardino punk?

Come si diceva, nel 2003 Dave Winer, lo stesso teorico e fautore della visione dell’Open Web, ha deciso di bloccare lo sviluppo di RSS, diventando uno dei personaggi più controversi della storia di Internet. Per quanto sembrino in contraddizione con le sue stesse idee, le motivazioni della scelta dimostrano l’occhio lungo di Winer. Da un lato, infatti, voleva evitare che RSS diventasse col tempo complicato e inaccessibile. Dall’altro temeva che le aziende tech potessero lucrare vendendo implementazioni di una tecnologia non più a portata dell3 utenti.

Dave Winer divenne uno dei personaggi più discussi di Internet: insieme a critiche molto forti, riemersero problemi sostanziali come la proprietà di RSS. Sia quella legale (teoricamente di Netscape, poi acquisita da AOL, poi fusa con Yahoo, poi venduta…) che quella simbolica, con Winer che era percepito come una figura ingombrante in tutto ciò che riguardava RSS.

Per dare un colpo di spugna alle diverse versioni incompatibili e superare i limiti di RSS 2.0, un gruppo di sviluppatori (tra cui Tim Bray, che scrisse XML insieme a Guha) propone nel 2005 Atom. Winer è citato esplicitamente nelle motivazioni alla base dello sviluppo di Atom, ma le sue tecnologie convivono tutt’oggi con Atom e con tutto l’humus di versioni precedenti.

Con Atom come alternativa al dominio spirituale di Winer, sembrava che un’idea del genere non avrebbe mai potuto dare vita a una tecnologia proprietaria. Eppure nel 2006 un gruppo di sviluppatori che faceva capo a Mark Zuckerberg inventò il News Feed (link a Facebook: video per i 10 anni dal lancio del News Feed).

👆🏻 Le menzioni di “RSS feed” e “News feed” nelle pubblicazioni in lingua inglese

Dave Winer, per conto suo, continua a postare blog entries e, tra una foto da bambino e qualche opinione sulla politica statunitense, continua a sostenere il potenziale del feed libero. C’è forse dell’ironia, data la sua storia, ma dimostra di credere davvero in un modo diverso, e migliore, di usare il web.

RSS non ha mai potuto essere sé stesso.
Fin dall’inizio, ogni tipo di persone e aziende hanno cercato di possederlo. Nessuno ci è riuscito, ma ognuno di essi lo ha diluito, lo ha confuso, ha tolto parte del suo potere e non ha dato niente in cambio. […] Finché non riusciremo a portare RSS alla guida, come sé stesso, e non tagliuzzato e controllato, non avremo un buon modo di spostare documenti sul web.

Non c’è guida possibile, dal nostro punto di vista. C’è solo da produrre sempre delle alternative possibili e migliori.

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